sabato 11 maggio 2024
Il presidente della Cnai: «Più personale significa migliore assistenza, gestione delle malattie croniche, e riduzione dei costi sanitari a lungo termine». Servono più investimenti
Un infermiere al lavoro

Un infermiere al lavoro - Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i (Cnai)

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«La carenza infermieristica si riflette nelle vite salvate e nelle vite che non ci sono più: per questo sono necessari nuovi investimenti». A dirlo molto chiaramente è Walter De Caro, presidente della Cnai, la più longeva e numerosa associazione professionale infermieristica. Non è un caso se il tema scelto quest’anno in occasione della giornata internazionale degli infermieri, domenica 12 maggio, è “Il potere economico dell’assistenza”. De Caro riflette: «Forse la società sta iniziando a riconosce il valore di un’assistenza esperta e competente, ma di fatto gli infermieri continuano a essere invisibili». Uno dei problemi principali è la carenza di questo tipo di professionisti. «A seconda delle statistiche che si considerano, in Italia mancano tra i 100 e i 200 mila infermieri. Questo si riflette, ad esempio, nelle liste d'attesa, negli interventi chirurgici rimandati».

Nel rapporto, elaborato per l’occasione, vengono identificati i benefici che maggiori investimenti nella professione potrebbero generare. «Condizioni di cattiva salute costano all'economia globale il 15 per cento del Pil, una cifra da due a cinque volte superiore alla perdita prevista dal Covid-19». Come spiega De Caro, «realizzare il potenziale degli infermieri che lavorano nell'assistenza sanitaria primaria per sostenere la fornitura d’interventi essenziali di copertura sanitaria universale potrebbe contribuire a salvare fino a 60 milioni di vite e ad aumentare l'aspettativa di vita globale di 3,7 anni entro il 2030».

Il primo punto sarebbe quindi il miglioramento della salute pubblica. «Un maggior numero di infermieri significa una migliore assistenza, prevenzione e gestione delle malattie croniche, con conseguente riduzione dei costi sanitari a lungo termine». Il secondo, riguarda la crescita economica, «investire negli infermieri crea posti di lavoro qualificati e stimola l'innovazione nel settore sanitario». Inoltre, porterebbe a maggiore equità. «Un sistema sanitario efficiente garantisce l'accesso a cure di qualità per tutti indipendentemente dal reddito o dalla provenienza».

Secondo De Caro, uno dei motivi per cui non si investe poco sugli infermieri è che «il loro contributo è spesso poco visibile rispetto ad altre professioni sanitarie, come può essere, ad esempio, l’intervento di un chirurgo. Ma tutto attorno c'è il grande lavoro di gestione del paziente, che spesso è invisibile sia al pubblico che ai decisori politici. Ancora si fatica a comprendere il valore dell’assistenza».

Le principali problematiche

«C’è una grandissima perdita di attrattività verso questo lavoro. Molti colleghi abbandonano la professione e tanti vanno a lavorare in altri Paesi, come ad esempio la vicina Svizzera, i Paesi nordici o la Gran Bretagna, dove abbiamo più di 6mila infermieri italiani», racconta il presidente Cnai. «Uno degli elementi dirimenti sono state le promesse mancate: durante la pandemia gli infermieri venivano applauditi e considerati eroi, poi però, nel concreto non è avvenuto nulla in termini di riscontro economico e di possibilità di sviluppare il loro potenziale professionale». Le statistiche Ocse fotografano una realtà in cui gli stipendi degli infermieri italiani sono tra i più bassi a livello europeo.


Il personale sanitario durante l'emergenza pandemica

Il personale sanitario durante l'emergenza pandemica - Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i (Cnai)


«Un altro aspetto rilevante per l’attrattività – spiega De Caro – sarebbe rendere l'infermiere un punto di riferimento. La prima persona che il cittadino vede in pronto soccorso è l'infermiere di triage che decide il livello di complessità. La stessa cosa vorremmo fosse fatta a livello territoriale: avere infermieri che sono in prima linea a fianco dei medici di medicina generale per gestire le esigenze dei pazienti».

Proprio su questo aspetto, si stanno cercando di fare dei passi avanti a livello europeo. «Abbiamo sviluppato un quadro definitorio della professione infermieristica che va dall'infermiere che noi tutti conosciamo, all'infermiere specialista, all'infermiere di pratica avanzata, ovvero che abbia la possibilità di prescrivere farmaci e presidi». L’obiettivo è istituire, in cooperazione con i ministeri, percorsi di formazione universitaria che possano portare ad acquisire queste competenze.

Un'altra problematica rilevata è la violenza subita dagli infermieri e l’impatto psicologico. «L'Italia ha un quadro normativo abbastanza strutturato, ma poi va tradotto e trasferito nella realtà. Gli episodi di violenza sono quotidiani, e molti infermieri hanno paura di andare al lavoro. Tutte le indagini che abbiamo mostrano il grave declino motivazionale che è dovuto all'assenza di riscontro alle istanze che vengono fatte. L’impatto psicologico che ne consegue porta, tra l'altro, i colleghi a non lavorare al meglio perché si trovano in condizioni difficili».

Iniziative per la Giornata Internazionale dell’Infermiere

Sono molte le iniziative organizzate in Italia e in Europa in occasione di questa ricorrenza. Tra queste la premiazione di alcuni infermieri che si sono distinti per il loro lavoro. «Noi come Cnai, quest’anno abbiamo dato un un riconoscimento a 80 infermieri che ci sono stati segnalati da pazienti e colleghi. Sono professionisti straordinari che si sono distinti per essere stati compassionevoli, in prima linea 24 ore al giorno accanto al letto dell’ammalato», racconta con orgoglio De Caro. «Ci teniamo particolarmente, perché è esempio della professione e del suo valore».

Il presidente della Cnai insiste anche sul legame tra il lavoro degli infermieri e la pace. «Quando gli infermieri assistono i bisogni di salute delle persone, vedono le connessioni con altri problemi, come i conflitti politici, le rotture familiari, la perdita del lavoro, la povertà e le crisi di salute mentale. Questi problemi e la disgregazione sociale che ne consegue possono portare non solo a cattive condizioni di salute, ma anche a tensioni e conflitti nella vita dei singoli, nelle comunità e nelle società, creando divisioni da cui possono nascere risentimenti, conflitti e separazioni. Grazie alla loro posizione di fiducia all'interno delle comunità, gli infermieri possono svolgere un ruolo cruciale nell'avvicinare le persone, costruendo ponti e relazioni più ampie che sono alla base della pace e della coesione comunitaria».

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